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#1 Come organizzare l'ora di lavoro


Partiamo dal presupposto che l'obbiettivo dell'addestramento in generale sia quello di riuscire ad avere “il cavallo negli aiuti” (stato che sarà raggiunto ai massimi livelli grazie all'apprendimento graduale dell'insieme dei punti della scala di addestramento e che man mano che si lavora, nei mesi e negli anni migliorerà progressivamente).

Il "cavallo negli aiuti"" (a parte il fatto di essere uno dei criteri di giudizio in una scheda di dressage qualsiasi) significa:

Avere un cavallo che, in base al suo livello di addestramento, si muove in modo armonico e in sintonia con il proprio cavaliere, masticando in modo decontratto e muovendo la schiena in modo libero. In generale si presenta collaborativo e comodo al cavaliere e affronta in modo sereno gli esercizi richiesti, senza perdere ritmo, decontrazione, contatto ecc.

Questo è il concetto di base che bisogna avere in mente ogni volta che si sale in sella o che si programma un lavoro da fare.

“Devo riuscire ad essere sempre più in sintonia con il mio cavallo; gli aiuti devono essere sempre meno visibili dall'esterno e la sensazione deve essere piacevole per me e per il cavallo prima, durante e dopo ogni esercizio.”

Di conseguenza mi devo chiedere:

“A che punto sono/siamo? Quando riesco ad avere quella sensazione positiva, di NON resistenza da parte del cavallo e quando ancora no. Quando mi sembra di non fare nulla e tutto avviene quasi per telepatia e quando invece mi devo sforzare per avere una risposta e quest'ultima è comunque diversa da come la vorrei?”

Esempi tipici di alcune cose “da migliorare”:

  • le transizioni trotto-galoppo, passo-galoppo, trotto-alt;

  • alt-passi indietro;

  • cessioni alla gamba, giro sull'anteriore o posteriore;

  • spalla in dentro al passo e trotto;

  • transizioni trotto di lavoro – trotto medio e contrario;

...ma potrebbe anche essere molto semplicemente...

  • le girate nelle varie andature (angoli, circoli e volte)

  • la risposta alla gamba e al peso per avanzare;

  • la risposta alle mezze fermate;

  • il contatto mano cavaliere – bocca cavallo;

  • riuscire a stare seduti al trotto in modo comodo e naturale.

Bene. Per giornata di lavoro scegliamo 1-2, massimo 3 cose sulle quali focalizzare il lavoro (in base al livello di addestramento si tratterà di cose più o meno semplici*).

L'ora (che non deve assolutamente essere di 60 minuti – sarà il cavallo a farmi capire quando è il momento di smettere) è sempre da dividere in 3 sezioni:

  1. fase di riscaldamento (raggiungimento della DECONTRAZIONE);

  2. fase di lavoro (nel primo anno di lavoro qui si continua quasi esclusivamente a lavorare sul mantenimento della decontrazione);

  3. passeggiare.

Per quanto riguarda il punto 1) v. post sulla DECONTRAZIONE (l'elenco dei post lo si trova digitando in alto su facebook nella casella “cerca” #traininghorses_tips).

Dopo, e solo dopo, aver raggiunto la completa decontrazione del cavallo posso proseguire con la fase di lavoro. Cosa succede se non riesco a raggiungerla. Nulla. Si continua a lavorare sul punto 1). Ci saranno giorni, soprattutto con cavalli nevrili, che si fanno distrarre facilmente o che hanno sempre quella carica inizale addosso, in cui non farò altro che portare al massimo livello possibile questa decontrazione. Senza quella purtroppo il resto sarà inutile affrontarlo. Magari riesco comunque ad eseguire gli esercizi, ma non con quella desiderata “armonia” e “naturalezza” della quale si parlava prima. Quindi sarebbe controproducente perché si andrebbero anzi a creare delle contratture a livello fisico e delle tensioni anche mentali reciproche che poi avrebbe un effetto negativo sull'intero lavoro. Viene sempre sottovalutata questa cosa e per “accontentare” l'allievo o l'istruttore, si eseguono comunque tutta una serie di esercizi che sarebbero da evitare in quel momento. Per ovviare a questo problema c'è bisogno di una grande sensibilità dell'istruttore e di una grande capacità di comprensione da parte dell'allievo. Non tutti sono infatti pronti a prendersi la responsabilità di lavorare davvero sul cavallo o sul binomio, ma c'è chi si accontenta del fare quel che viene, come viene. Io mi rivolgo a quella piccola percentuale di persone che invece vogliono andare oltre. Qui si apre un mondo. Difficile da comprendere e ancor più da mettere in atto, ma affascinante all'ennesima potenza e se portato avanti con perseveranza ripagante come nient'altro.

Se il punto 1) è raggiunto, proseguo con il punto 2). Inizio quindi con alcuni esercizi che già so che vengono bene (esempio transizioni passo-trotto e contrario ripetutamente da entrambe le mani e poi qualche partenza al galoppo dal trotto o qualsiasi cosa il cavallo percepisca già come “sue”). Successivamente introduco gradualmente le cose su cui ho deciso di lavorare quel giorno, uno alla volta e mettendoci in mezzo sempre qualche pausa al passo medio, in scioltezza e/o qualche esercizio “amico”, già conosciuto e che porta positività. L'importante è che, se inizio a lavorare su qualcosa di nuovo o di più difficile, la richiesta non si protragga mai troppo oltre il dovuto. Chiedo, provo, vedo quello che viene. Mi accontento. Senza creare fastidi. Essere OGGETTIVI! Non farsi prendere dalle emozioni.

Poi riparto, penso a cosa si poteva fare meglio dal punto di vista degli aiuti (sono stata poco chiara, ho insistito troppo, la gamba sinistra ha fatto troppo poco, non sono stato centrale con il peso, non ho preparato sufficientemente la richiesta con le mezze fermate ecc ecc.), poi riprovo. Vedo nuovamente quello che succede. Se noto anche solo un minimo miglioramento (se l'autoanalisi è sincera solitamente è così) premio immediatamente il cavallo con voce e carezza. Se non è così, rifaccio il passaggio precedente. Dopo 2-3 volte cambio se non altro mano. Solitamente da una mano viene meglio che dall'altra (iniziare da quella migliore).

Qualsiasi sia il risultato, dopo alcune volte che ho provato la richiesta, cambio esercizio. In caso riprovo più avanti. Non deve diventare un chiodo fisso che potrebbe infastidire il cavallo o smorzare la sua vitalità. Come un bambino, il cavallo si stufa dopo qualche volta che esegue lo stesso esercizio. Se poi lo fa bene, smettere subito e passare a quello successivo. La cosa più sbagliata e continuare a rifare per mille volte le cose che ci vengono bene per auto-motivarsi. Forse funziona con noi, ma il cavallo collegherà il fatto che si cambia e che vine premiato, magari con una bella galoppata in avanti in decontrazione, molto meglio che non fa la ripetizione di una cosa che ha già fatto al meglio.

Alla fine della fase di lavoro devo ripristinare (“mettere alla prova”), se fosse stata compromessa, la completa decontrazione.

Terzo e ultimo punto (da non saltare mai): passeggiare il proprio cavallo in campo o in passeggiata o attorno al centro a redini lunghe per almeno 10 minuti. Rilassarsi completamente e non pensare più a nulla (“lasciarsi andare”) è fondamentale prima di rientrare in box o al proprio posto dopo il lavoro. In questo modo la volta dopo si ripartirà senza alcuna tensione o associazione negativa nei confronti del “dover lavorare”.

*Uno dei prossimi post sarà dedicato agli esercizi su cui lavorare in base all'età e/o il livello di addestramento.

Spero che troviate utile questo post :)

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Buona giornata a tutti!!!


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