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Mi presento
Nata in Germania (Friedrichshafen) nel Febbraio del 1988, cresco in una famiglia che ha un grande amore per la natura e gli animali. Fin dai primi anni di vita nutro un interesse particolare verso i cavalli. Amici di famiglia in toscana mi fanno, per la prima volta, assaporare quel che significa vivere a stretto contatto con loro. Ricordo ancora Stella, una baia bellissima con lista regolare, Scheggia, una puledra vivace e infine Spoleto, imponente stallone nero. Avevo 3-4 anni. Le prime fantasie sul come sarebbe stato possederne uno o riuscire a comunicare con loro, stringere un legame forte, me le hanno provocate proprio loro. Non so come spiegarlo, ma da sempre ho voluto entrare in sintonia con loro, più di qualsiasi altra cosa.
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In Germania purtroppo l'età minima per iniziare con le lezioni era 8. Io ne avevo 5 quando veramente non avevo più intenzioni di aspettare e mia madre iniziò un corso in un maneggio vicino a casa. Non mi rimase altro che guardare. Non ne persi una. A costo di stare per ore al freddo congelandomi, ma ascoltai e osservai ogni cosa. Di nuovo in Toscana, finalmente riuscii a fare le mie prime lezioni pony. Ricordo ancora Beppe. Dovrei avere ancora qualche foto di quei momenti.
In Germania non c'era verso, fino ai 6 anni, quando probabilmente l'istruttrice di mia mamma era stufa di vedermi a bordo campo implorarla di farmi provare :)
Sembrava fatta!
Mi mise su "Waldlicht", un'enorme grigia pancuta, detta la più tranquilla del maneggio. Una volta in sella, alla corda, dopo pochi minuti la cavalla, per qualche assurdo motivo partì al galoppo e se anche non ebbi nessuna paura, cercai in tutti i modi di aggrapparmi a lei con tutte le mie forze, ma era così larga (e io praticamente in spaccata), che non ebbi alcuna possibilità di restare in sella.
Per mia fortuna il detto era "sempre risalire subito dopo una caduta".
Di nuovo pregai di riuscire questa volta. Ma niente... la cavalla decise di ripartire al galoppo nuovamente dopo pochi minuti e io, questa volta (pensavo) pronta, caddi di nuovo. Mi scesero le lacrime, non per il male o per la paura, ma per la consapevolezza che quello voleva dire aspettare altri due eterni anni prima di poterci riprovare. E soprattutto lei... Conny... poteva dire di aver avuto "ragione".
[rabbia]
Fortunatamente l'anno dopo il maneggio assunse un nuovo, molto più elastico e meno fossilizzato, istruttore.
Michael! Adoro quell'uomo. Se ne infischiò delle regole e disse: "Certo che è pronta!" 
Da lì in poi più nessun problema. Waldlicht, Waldelfe (figlia dell'altra), Laila (stupenda 5 anni grigia), Paco e Avalanche (i cavalli di Michael a dir poco spaziali), Grazia (giovane Trakhener baia meravigliosa) e infine il mio grande amore Bitum (sauretto furbetto che nessuno voleva montare perché famoso per le sue sgroppate in serie)... sono solo alcuni dei cavalli che hanno influenzato, non poco, tutti gli anni successivi.
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Nel frattempo in Italia (ogni estate in vacanza), ebbi occasione di fare moltissime passeggiate sul Garda. L'ormai chiuso da molti anni, Centro Ippico Rossar, avrebbe rappresentato molto più di un maneggio per me. La figlia dei proprietari divenne ben presto mia migliore amica e passai intere estati con lei a dormire sul fienile e montare chissà quanti cavalli e quante volte al giorno. Qualche volta pure di notte... ci prendavamo due cavalli dal paddock e, senza sella, andavamo sui campi a galoppare al buio, con la sola luna a guidarci. Momenti indimenticabili e unici di cui sarò eternamente grata. Cacce alla volpe, lunghi viaggi e infine l'endurance sono state solo alcune cose che hanno consolidato la mia passione e la sicurezza in sella. Mentre la Germania mi "impostava" e mi dava nozioni teoriche importanti, qui potei sperimentare cavalli e situazioni di tutti i tipi in piena libertà. Ogni volta che tornavo in Germania mi resi conto di avere più equilibrio e controllo di prima.
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Cambiammo due volte maneggio. Cavalli stupendi. Una pony welsh (Brandy) in mezza fida con la quale feci le prime gare di dressage.
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Poi cominciai con il volteggio. Prima in Germania, poi per un puro caso, con il grande Nelson Vidoni (ora allenatore della altrettanto grande Anna Cavallaro, mia ex compagna di squadra, nonché più volte campionessa mondiale in questa disciplina). 
Qualche anno di ascesa fino in nazionale italiana e alla partecipazione ai primi europei per l'Italia in quella disciplina, nel 2001, a Poznan (PL). 
Sembrava un infinita conquista. Vinsimo tutto. Ogni coppa delle regioni, ogni campionato italiano. Perfino un podio al mio ultimo internazionale in Austria. 
Poco dopo (e due mesi prima dei mondiali di Jeréz de la Frontiera del 2002), la squadra avversaria cercò un motivo per andare al posto nostro e si attaccarono al fatto che io avessi la cittadinanza tedesca, denunciando in tribunale il mio allenatore (precisiamo che prima degli europei nessuno se l'era chiesto).
Vinsimo la causa. Andò comunque la mia squadra. Ma decisero di fare un regolamento a riguardo (prima inesistente), ossia di non permettere ad atleti con nazionalità non italiana di far parte della nazionale.
Giusto o non giusto, per me fu la più grande delusione e motivo di disperazione per un'estate intera.
Smisi di fare volteggio. Rimase una breve, ma intensa finestra della mia storia equestre. Ci ripenso con sentimenti misti. Le più grandi soddisfazioni e il più grade dolore. Non andai nemmeno a vederli. Mi avrebbe spezzato il cuore.
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Nel frattempo ci eravamo trasferiti in Italia definitivamente. Mia madre ha sempre avuto questo sogno.
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Montai ancora al Rossar. Il nostro primo cavallo Khalif, un arabo di 5 anni, fu l'esatto contrario del mio cavallo dei sogni. Ma era, giustamente, mia mamma ad avere l'ultima parola e lei se ne innamorò fin da subtio.
Devo dire che ora sono grata di quella scelta. Con lui feci di tutto. L'impensabile. Imparò ogni cosa e io e lui diventammo un tutt'uno. Alle cacce non riuscivano a prenderci, l''endurance con lui era uno spasso, una vittoria dopo l'altra. Imparò a saltare benissimo e lo feci passare "nel fuoco"...quel cavallo arrivò a fare ogni cosa per e con me. Credo che lui sia stato il mio più grande insegnante: colui che mi fece capire che tutto è possibile con dedizione, pazienza e disciplina.
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Proseguii contemporaneamente con lezioni di salto ostacoli con Eva Larsson e tanti altri bravi istruttori. Ognuno di loro mi diede, negli anni, un pezzo di prezioso di cultura equestre.
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Scelsi dei cavalli improponibili...puledri...anche spesso di poca qualità...per fare i miei concorsi...molti istruttori per questo mi odiavano. Ero tutt'altro che l'allievo ideale. Mi impegnai sempre al massimo, ma feci sempre di testa mia alla fine e questo di certo non era ben visto. Ci sono stati momenti in cui mi chiedevo se il mio comportamento non fosse controproducente. Avrei davvero fatto meglio ascoltandoli nella scelta di cavalli più "bravi" "pronti" "facili" e "automatici"? Per molto tempo ebbi seri dubbi. 
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Oggi, con una maggiore sicurezza e consapevolezza di me, sono più convinta che mai...
Di aver fatto più che bene. Magari non ho velocemente accumulato coccarde e premi come avrei potuto, ma sono sicura che ognuno di quei cavalli, giovani, ribelli e spesso difficili davvero, mi hanno dato tanto, tantissimo.
Un bagaglio infinito di esperienze in sella che nessun manuale o cavallo esemplare ti può dare. Con questo non voglio dire che non sia meraviglioso montare super cavalli, addestrati al meglio, ma la soddisfazione più grande è ancora quella di portare un cavallo fino a lì dal principio. Faticare per anni e poi vedere i risultati pian piano. Ogni miglioramento, per quanto piccolo, una conquista.
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Ho però perfezionato la capacità di scegliere cavalli con potenziale e, grazie a innumerevoli sbagli, ora ne faccio molti meno. Ho imparato anche a scegliere i giusti maestri perché tanti si vogliono chiamare tali, ma pochissimi sono degni di tale appellativo. Il fatto di farsi seguire sempre da qualcuno è una verità assoluta. Ma non da chiunque. Ci sono persone che rallentano, impediscono e a dirittura spengono l'entusiasmo per questo meraviglioso "sport". Non scendete a compromessi e se avete la sensazione che quello non faccia al caso vostro...ascoltate il vostro cuore. Il rapporto istruttore-allievo non è banale. E' anche quella una scelta di vitale importanza.
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Infine credete sempre in voi stessi! 
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Saranno i cavalli a "parlare".
Vi faranno capire loro quando la strada è quella giusta.
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Daniela Schmidt
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